In terra di Siena, a pochi chilometri da Poggibonsi in direzione di Monteriggioni, si erge a cavaliere sulla Francigena la Rocca di Staggia.
Come libro scritto raccontano le sue pietre dieci secoli di storia. Le forme più rudi e squadrate della struttura longobarda si innalzano in mastio guerriero: torre quadrata è albero della vita a unire terra e cielo. Banca delle biodiversità, la torre conservava preziosa varietà di cereali, simbolo di fertilità suggella in fontana di luce l’incontro tra l’uomo e la donna. Nella notte si fa corona splendente a guidare come faro il cammino. Nel medioevo all’avanguardia per arte e tecnologia, il castello adotta lo stile elegante e raffinato dei Franzesi, s’addolcisce nella morbidezza del Donjon.
Straordinario esempio architettonico del ‘300 influenzato dalle crociate, conserva cupola a cono di rotazione, diagramma degli attimi, dove ogni pietra è granello del tempo in torre clessidra. Da cerchi concentrici è formata la volta: orbite di pianeti rotanti intorno a un sole, antica pianta della Città di Gerusalemme, unione tra oriente e occidente, la volta evoca l’immagine del labirinto, cammino del pellegrino che si perde per ritrovar se stesso seguendo una stella.
La Rocca è stella a costruire costellazioni: fili di storie, relazioni, scambi si intrecciano a creare alleanza. Nel 1360 si firma nel castello un trattato tra senesi e fiorentini, la Francigena diventa percorso di pace. Nel ‘400 la cinta muraria della Rocca si congiunge con la terra murata di Staggia realizzata dai fiorentini: camminamento aereo, ancora oggi in parte percorribile, permetteva un tempo di attraversare il castello e il borgo senza mettere piede a terra.
Guardiano di pietra si erge maestosa, d’oro al tramonto, la Rondella del Brunelleschi, fornita di bocche di fuoco per minacciose bombarde, appare scendendo nella polveriera, inverosimile luna precipitata nel pozzo, dove ripescare il senno perduto di Orlando.