Domenica 20 Novembre
CAPIENZE CON STELO CREANO GIARDINO
Papavero
Il sugo che doveva cuocere per un tempo che a me sembrava infinito, domeniche mattine intere con mia nonna in piedi che continuava a girare sempre attenta che non bruciasse, io che a fuoco spento mi avvicinavo per assaggiarlo, ma gli assaggi dovevano essere uno non di più, altrimenti chi la sentiva. Questo oggetto, che ancora oggi a distanza di anni dalla morte di mia nonna persiste a farmi ricordare i sapori. Nel tempo è diventato semensaio, è stato abbandonato in magazzino, lasciato alle intemperie, ancora oggi mantiene invariato lo stesso potere evocativo di sapori e odori, di sensazioni e emozioni, nonostante mia nonna non ci sia più da molti anni.
Non so se ho fatto bene a liberarmi di questo oggetto. Nella cultura contadina, come lo era quella di mia nonna appunto, si insegnava a non buttare via niente. Ogni oggetto riviveva tantissime volte, sopravviveva al suo proprietario per mille altri usi. Donando questo oggetto, forse voglio far mia quell’etica piena di semplicità e buon senso.
Rosa
Un percorso interrotto rappresenta sempre un piccolo dolore. Il rammarico è ancora maggiore quando non sei tu la causa di un obiettivo non raggiunto, di ciò che poteva essere e non è stato.
L’arte per me rappresenta un modo di esprimere la vita e le emozioni. E quando non riesci a completare un’opera che ti rappresenta, proprio a causa di incidenti di percorso come una rottura imprevista in una fase successiva alla lavorazione di rifinitura, be’ allora sì che la frustrazione è ancora più forte. Si trattava di un evento espositivo importante per il quale mi ero molto impegnato, un’opera alla quale mi ero dedicato con tanta passione. Quando un lavoro prende forma le tue emozioni prendono vita, ed è come una piccola parte di te che viene alla luce ogni volta. Quando si interrompe è come se quella luce si spegnesse. Nonostante tutto alla fine ci sono riuscito a portare a termine il lavoro, ripartendo dall’inizio arrivando a esprimere ciò che volevo.
Questo primo tentativo mi ha comunque lasciato un segno, ed è per questo che ho voluto che restasse lì vicino a me, sempre in bella vista sulla mia scrivania. Un monito a me stesso, la testimonianza che nella vita non bisogna mai arrendersi, ma che in ogni momento e a ogni difficoltà, anche quando sono impreviste, dobbiamo far rinascere e ritrovare la forza di rialzarsi e ripartire con un impulso e una passione maggiore, come una fiamma che si affievolisce per poi risalire con nuovo vigore.
Separarmi da questo oggetto, che faceva parte del mio quotidiano, non è stato così facile come pensavo, ma ho voluto dare a tutto ciò una possibilità … e alla fine sono felice che ci possa essere un nuovo percorso, una nuova utilità e una nuova vita!
Narciso
In seguito è stato utilizzato da mia nonna ed è finito nella sua credenza, ma la proprietaria di questo oggetto sono sempre stata io. Ne entrai in possesso quando avevo quattro anni circa, me lo comprò mia nonna al mercato di Colle di Val d’Elsa.
La sensazione ogni volta che lo rivedo è la nostalgia, un vero e proprio tuffo nel passato, e ogni volta non posso non ricordarmi di quello che accadde quando me lo comprarono. Forse anche perché mia nonna non ha mai perso occasione per raccontare e prendere quell’episodio come esempio della mia testardaggine da piccola, così testarda e capricciosa al punto tale che riuscivo, se mi impegnavo, a ottenere qualsiasi cosa.
Forse i miei ricordi sono condizionati dal racconto quasi epico che ne ha sempre fatto mia nonna, ma conservo la sensazione di essere stata subito attratta da questo oggetto, può darsi che a conquistarmi furono le sue dimensioni ridotte, ma sicuramente il colore, in quel periodo era il mio preferito. Fatto sta che tendevo a farmi regalare cose di questo colore. Quindi senza dubbio quando lo vidi, feci di tutto per ottenerlo.
I ricordi si sono sbiaditi, ma mia nonna quando sollecitata, è puntuale nel ricordare la mia insistenza: “Facesti un sacco di bizze per averlo!” . Di sicuro non me lo volevano comprare, e non per il costo, piuttosto irrisorio visto di cosa si tratta, quanto per cambiare il mio comportamento. Tendevo a essere troppo viziata e sorrido pensando a quanto devo essere stata convincente in quell’occasione.
Quell’oggetto per cui tanto da piccola mi ero battuta, alla fine è caduto in disuso. Nonostante lo tenessi conservato da mia nonna e da me non fosse più utilizzato, ho sempre sottolineato chi fosse la vera proprietaria. A essere franca un po’ mi ricresce liberarmi definitivamente di questo oggetto, perché rappresenta un pezzettino della mia infanzia, ma nessuna dolorosa separazione. Come ho detto, negli ultimi anni è sempre stato in casa di mia nonna, e in fondo sono felice che “viva” nuovamente in qualcos’altro.